Condannato per aver abusato della figliastra, per anni, addirittura cinque: l’aveva costretta a subire baci, toccamenti e attenzioni morbose quando era più piccola, poi, nel tempo, man mano che cresceva, sempre di più, fino a rapporti sessuali completi. Imponendole al contempo di stare zitta, di non rivelare a nessuno quegli sconvolgenti segreti. L’orco in questione, un operaio di Thiene accusato di violenza sessuale aggravata su minore, se l’è “cavata” con due anni di reclusione davanti al giudice Stefano Furlani, con la sospensione della pena, anche per il fatto che aveva risarcito la vittima, la figlia della donna che aveva sposato in seconde nozze. La ragazzina che aveva obbligato a subire abusi dal 2008, dagli undici ai sedici anni. Quando ha finalmente trovato il coraggio di parlarne con un’amica: le ha confessato, togliendosi il peso che la opprimeva da tempo, dei continui soprusi, di quelle effusioni sempre più spinte tra le mura di casa. Quindi si era rivolta ai servizi sociali. “Ero diventata la sua amante” aveva riferito in lacrime. La denuncia aveva dato il via a un’inchiesta, coordinata dal pm Cristina Gava, e quella terribile verità aveva portato la mamma a separarsi dall’uomo di cui si era sempre fidata ciecamente, tanto che gli aveva affidato la figlia ogni qual volta andava a lavorare. Un’occasione, per l’uomo, di fare della piccola quello che voleva. Così come raccontato dalla stessa, tutelata dall’avvocato N. C.. Le dichiarazioni dell’adolescente erano state cristallizzate nel corso dell’audizioni protetta, svolta nella forma dell’incidente probatorio. Accuse che l’operaio, difeso dall’avvocato Alessandro Dall’Igna, aveva sempre respinto. Eppure ha risarcito la ragazza.