Compri adesso e paghi a Pasqua. Rate a tasso zero, paghi due prendi tre, ti fai la tessera dell’ipermercato e dilazioni la spesa degli alimentari o la fai addebitare in conto a fine mese. Fare acquisti super convenienti è ormai all’ordine del giorno, con facilitazioni che qualche anno fa erano impensabili. Gli effetti sono evidenti: ormai ci sono più cellulari che figli, trionfano i surround dolby digital nei salotti e le station wagon proliferano. Alla faccia del caro-euro, si potrebbe obiettare. Ma la realtà sembra essere diversa e quelli che a prima vista sembrano essere vantaggi per il consumatore si traducono in montagne di piccole rate che diventano vere e proprie mazzate a fine mese. E così aumentano i casi di insolvenza per mancanza di liquidità.
«Il numero di persone che accumulano piccoli debiti è in costante aumento», afferma l’avvocato Alessandro Dall’Igna. «Le cause sono da ricercare nella crisi generale del momento, ed è chiaro che anche l’introduzione dell’euro ha contribuito a peggiorare la situazione. C’è ad esempio la classe medio-bassa che non vuol rinunciare a mantenere un certo tenore di vita e quindi ricorre, pur di avere determinate comodità, alla numerose proposte di rateazzazione proposte dai centri commerciali. Ormai si compra tutto a rate, anche i generi alimentari. Sembra tutto più facile, ma alla fine del mese bisogna pagare». Un altro dato evidenziato da Dall’Igna è che diventa sempre più difficile recuperare i crediti. «I dati in questo senso sono piuttosto disarmanti -sono le parole del legale -. Capita sempre più spesso di imbattersi in debiti di 2000-2500 euro e di non riuscire a riavere un centesimo. Io mi sono arreso e per certe cifre nemmeno tento il recupero, a meno che non si sia sicuri che le persone che hanno il debito posseggano qualcosa di pignorabile. Molte volte, però, non capita neanche quello». Per cercare di recuperare tali somme ci si può rivolgere al giudice di pace, ma l’iter può durare, ammesso che non ci siano ricorsi, anche tre mesi. Questo per ottenere un decreto ingiuntivo sul pagamento che, però, per avere effetto pratico, deve essere seguito da un decreto esecutivo. Se il moroso non ha beni pignorabili bisogna scordarsi i soldi.
«Nell’ultimo anno – afferma il giudice di pace Giovanni Didonè – sono aumentati i casi di insolvenza. L’anno scorso ne facevamo circa 350, mentre ora siamo arrivati a 400. Fra i casi che arrivano sui mio tavolo ci sono spesso quelli di persone che non riescono a chiudere debiti di un certa consistenza e lasciano aperti buchi di 1500-2000 euro, magari dopo aver pagato 40-50 mila euro». Fra i beni che più accusano il fenomeno dell’insolvenza vi sono le auto e i mobili per la casa. «Tengono per ora i mutui casa – afferma A. B., direttore di Banca Intermobiliare -. Piuttosto si lascia da pagare qualche altra rata, ma sulla casa non si rischia». E la conferma arriva anche da B. F., titolare dell’agenzia immobiliare “Primo Piano”. «Se proprio dobbiamo parlare di insolvenza nel campo dell’immobile, credo che il discorso vada fatto per gli affitti. Spesso capita che non venga pagato il canone mensile di locazione, mentre per il mutuo sull’acquisto finora non abbiamo numeri significativi».