Ex amici contro. Commercialista ingiuriò avvocato

Uno scatto d’ira, dopo una controversia che dura da tanti anni con un (ex) amico, e una parola di troppo, che sarebbe stata rivolta alla mamma del suo rivale. Si sono ritrovati in tribunale: l’avvocato R. B. come parte offesa e il commercialista L. B. nelle vesti dell’indagato. Alla seconda udienza, quest’ultimo ha deciso di conciliare: ha chiesto formalmente scusa ed ha pagato 500 euro, oltre alle spese legali, per chiudere la partita, anche se quanto è accaduto in aula potrebbe avere dei seguiti.
L’avv. R. B., noto penalista, con incarichi pubblici anche in Aim, a Vicenza, e L. B., un nome fra i commercialisti berici ed ex assessore, sono due personaggi molto conosciuti a Malo, dove hanno lo studio in piazza De Gasperi. Lo condividevano, fino a qualche anno fa, quando decisero di separare le stanze. Da lì nacque una lunga serie di dissapori.
Il 15 ottobre 2009, finalmente, le due parti fecero intervenire il consulente tecnico d’ufficio, il geometra del Comune di Malo, con altri testimoni per stabilire la divisione. In quell’occasione, L.B. aveva proferito la frase, invero pesante, nei confronti dell’avvocato. Il quale l’aveva fatta annotare dal consulente, aveva chiesto ai testimoni se anche loro l’avevano sentita, e quindi aveva presentato una denuncia per ingiuria aggravata, perchè gli era stata rivolta alla presenza di più testimoni qualificati.
Pertanto, L. B. – assistito dall’avv. Alessandro Dall’Igna – si era ritrovato davanti al Giudice di Pace Didonè di Schio. Dall’altra parte della barricata R.B. Era la prima volta che, nell’annosa baruffa fra i due professionisti, si finiva in un’aula penale.
Durante la prima udienza, la parte offesa si era detta pronta a ritirare la querela se l’altro gli avesse chiesto scusa e avesse pagato una sanzione di 500 euro per i danni morali. «Non mi interessano i soldi, è una questione di principio. Poi li do in beneficenza ai frati», aveva spiegato. Ma L. B., dopo quella richiesta, aveva preso tempo.
Nei giorni scorsi, durante la seconda udienza, è stata auspicata nuovamente la conciliazione fra le parti. «Di lui non ho alcuna stima», avrebbe detto L. B., alla presenza del giudice che non avrebbe gradito molto. Non è escluso che R.B., per quella frase, presenti nuovamente una denuncia.
Quello che è certo è che L.B. si è convinto ed ha formalizzato le scuse, che sono state messe a verbale. Inoltre, si è impegnato a rifondere i 500 euro e a pagare le spese legali sostenute dalla controparte. Anche perché, se avesse affrontato il processo, le conseguenze per lui rischiavano di essere ben più pesanti, visto che i testimoni avevano udito quelle parole rivolte all’avvocato, suo ex amico, e che queste rappresentavano indubbiamente un’offesa da codice penale.
A scanso di sorprese, comunque, la partita potrebbe essere chiusa. Le strade dei due professionisti, legati per tanti anni da una solida amicizia oltre che dalla condivisione dello studio professionale, resteranno probabilmente divise. Senza nuovi incroci pericolosi in tribunale.

Il Giornale di Vicenza, 12/12/2010