Vìola il segreto. Poliziotto condannato

Poliziotto e guardia giurata condannate per le informazioni riservate. Un altro agente invece prosciolto perchè estraneo alla vicenda. È questo l’esito del delicato processo che si è chiuso ieri in tribunale. Il giudice Garbo, accogliendo le richieste della procura, ha infatti inflitto un anno e due mesi di reclusione a carico di G.P., 51 anni, di Schio, poliziotto in servizio al distaccamento della polstrada scledense, e di M.C., 45 anni, di Torrebelvicino, guardia giurata. Assolto, perchè il fatto non costituisce reato, il poliziotto della stradale di Vicenza P.N., 50 anni, di Sandrigo. Le difese dei due condannati, con gli avv. Alessandro Dall’Igna e Silvia De Biasi, proporranno con ogni probabilità ricorso in Appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza. In ogni caso, il giudice ha ordinato che alla parte civile A.C. non spetti alcun risarcimento: vittima del reato, è il possibile ragionamento del giudice, è la pubblica amministrazione.
I due agenti erano accusati di aver fornito alla guardia giurata informazioni riservate relative ad una sua conoscente, violando la norma che vieta di interrogare la banca dati del Ministero per motivi diversi da quelli strettamente legati al servizio.
I fatti contestati risalivano al gennaio 2011 e vennero alla luce in maniera singolare. A.C., una donna delle pulizie che abita nella zona di Valli del Pasubio, si era infatti presentata in caserma. Aveva riferito che un suo conoscente, M.C., con il quale da qualche tempo era in corso una discussione, si era presentato da lei con in mano un foglio nel quale erano stampati alcuni precedenti penali della donna. Si trattava di un’informativa telematica, un’interrogazione che le forze dell’ordine possono fare alla banca dati del ministero dell’Interno per verificare i precedenti penali di ciascuno. M.C. gliel’aveva consegnata e lei, supponendo che alla base vi fosse un abuso, si era recata in caserma con quel foglio, dal quale era stata strappata la parte in cui viene stampato il codice identificativo di chi ha fatto l’interrogazione al computer. Dalle verifiche era emerso che quell’interrogazione era stata compiuta da P.N., dalla centrale di Vicenza; ma il poliziotto, stimato da colleghi e superiori, quel giorno in effetti in centrale operativa, aveva spiegato che quell’interrogazione gli era stata chiesta da un collega. Prassi vuole che l’agente in pattuglia, o in servizio nei distaccamenti, passi dalla centrale di Vicenza per le interrogazioni. E chi c’era quel giorno in centrale a Schio? In servizio c’era G.P., pure lui agente stimato, che secondo le indagini era un conoscente di M.C.. Quest’ultimo, poi, è stato indicato da A.C. come l’autore della richiesta illecita. Per la procura, che aveva coordinato le indagini compiute dai colleghi della stradale, coordinati dal vicequestore Macagnino, perciò, M.C. aveva chiesto un favore vietato a G.P., che se l’era fatto fare da P.N., autore inconsapevole (è stato assolto) dell’interrogazione. I tre imputati si erano sempre difesi; G.P. e M.C. potranno farlo in secondo grado.

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