Gli ispettori regionali al San Bortolo, un nuovo esposto in procura. La vicenda della gara degli aghi segna nuovi sviluppi. Quello di ieri all’ospedale è stato, come si dice, davvero un blitz. Un’ora circa per parlare con il direttore generale G. P. e la responsabile dell’ufficio legale L. T., per farsi consegnare verbali e documenti sulla presunta gara degli aghi in pronto soccorso e sui procedimenti disciplinari aperti e chiusi dall’azienda, per chiedere altra documentazione che gli uffici spediranno a Venezia, e poi se ne è ripartito verso la laguna. Il capo del servizio di vigilanza della Regione S. D. è arrivato al San Bortolo assieme a un collaboratore. Erano le 9 quando si è affacciato sulla stanza del dg, al terzo piano della palazzina uffici, per un breve colloquio a porte chiuse e uno scambio di informazioni, su cui, ovviamente, gli interessati mantengono il più stretto riserbo. Poi D. – che dal 5 luglio dello scorso anno, dopo che la competenza della vigilanza è passata dall’esecutivo al consiglio regionale, ha assunto il comando delle operazioni ispettive su Ulss, Iov, Arpav – è sceso di un piano, e si è chiuso nell’ufficio dell’avvocatura. La T. gli ha fornito tutto il materiale agli atti su una vicenda ancora per qualche aspetto avvolta dal mistero, ha risposto alle domande del numero 1 degli 007 regionali, che, come si sa, opera in collegamento con la quinta commissione consiliare alla sanità, e ora provvederà a inviare a palazzo Ferro Fini altre carte ritenute interessanti per un giudizio globale sulla sconcertante storia degli aghi. Al termine i due ispettori hanno lasciato il San Bortolo. Nessun contatto con il pronto soccorso. Nessun incontro né con il primario V. R. e né con i due medici e sei infermieri coinvolti in una sfida che, al di là se sia stata o meno disputata, propone – per lo scenario in cui è stata ideata – una questione etica che a molti operatori sanitari continua stranamente a sfuggire. Insomma non c’è stato alcun interrogatorio. Niente confronti e verifiche sul luogo dove si sarebbe consumata la gara a colpi di aghi di grosso calibro da infilare sulle vene dei pazienti in un match, scandito via chat, che avrebbe visto di fronte due contendenti, un medico e un infermiere, con gli altri “Amici di Maria” a fare il tifo, e il punteggio finale registrato su un tabellone.
Il governatore L. Z. continua a ribadire che, nel caso di responsabilità accertate, userà il pugno di ferro. Dovrà essere ora D. a valutare i fatti e a stendere il rapporto che dovrà mettere la parola fine su quella che, sul fronte deontologico, al netto pure di eventuali nuovi provvedimenti, resterà comunque una brutta pagina della sanità vicentina.
Intanto l’avvocato Alessandro Dall’Igna, legale del Trubunale del Malato, ieri mattina ha presentato un esposto in procura. «Come onlus – spiega Dall’Igna – abbiamo chiesto se sussistono dei reati nei comportamenti tenuti dagli infermieri in questa presunta gara. In caso di procedimento penale ci riserviamo di costituirci parte civile».
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