Avrebbe fatto sapere ad un indagato che era intercettato. È la pesante accusa che il pubblico ministero Salvadori muove ad un maresciallo dei carabinieri. Ieri il giudice Morsiani ha accolto la richiesta della procura ed ha rinviato a giudizio il sottufficiale G.D.R., 50 anni, residente a Caldogno, e V.A., 28, di Marano. Dovranno presentarsi davanti al tribunale di Schio l’8 maggio. Entrambi dovranno difendersi dall’accusa di favoreggiamento, e il militare anche da quella di rivelazione di segreto d’ufficio. Gli imputati negano con forza le contestazioni e sono certi di dimostrare la loro innocenza davanti al tribunale monocratico. I fatti contestati dalla procura risalgono alla fine di marzo del 2010. In quel periodo, il comando del consorzio di polizia locale Nordest di Thiene stava compiendo indagini a carico di F. S., con l’ipotesi che spacciasse sostanze stupefacenti. All’epoca, il maresciallo era in servizio all’aliquota operativa del nucleo radiomobile della compagnia di Thiene (oggi lavora a Vicenza), e secondo l’accusa venne a conoscenza del fatto che la polizia locale aveva chiesto e ottenuto delle intercettazioni a carico di F.: in particolare, era sotto controllo il suo telefonino, ma gli era stata anche piazzata una cimice in macchina per ascoltarne le comunicazioni. La procura sostiene come il maresciallo, il quale ha un ottimo curriculum, abbia violato il segreto, e i doveri del suo ufficio. Avrebbe infatti fatto sapere a V.A., la co-imputata che egli conosceva, che erano in corso accertamenti su F. S., suggerendole quindi di farlo sapere all’indagato. E V.A., il 31 marzo, lo avrebbe comunicato, mandando di fatto a carte quarantotto l’inchiesta contro lo spaccio. Da quanto è emerso, F. S. avrebbe comunicato ad un’amica, con la quale era in macchina, di aver saputo di quelle intercettazioni: «Non posso parlare perchè mi hanno detto che mi stanno ascoltando». A quel punto gli agenti della polizia locale cercarono di comprendere chi avesse potuto avvisarlo, giungendo quindi prima ad V.A. e quindi al sottufficiale dell’Arma. I quali erano stati segnalati in procura e ieri sono stati rinviati a giudizio. G.D.R. (difeso dall’avv. Alessandro Dall’Igna) e V.A. si difendono con forza dalle accuse, ritenendole un equivoco che verrà chiarito in tribunale. «Ho una carriera specchiata, è assurdo pensare che io mi possa essere macchiato di una cosa del genere. Sono innocente, quanto mi viene contestato non corrisponde al vero», ha confidato il maresciallo a colleghi e amici.
Il Giornale di Vicenza