Negli ultimi anni in Italia abbiamo assistito ad una vera e propria caccia alle streghe nei confronti dei presunti e reali evasori fiscali: lo sport preferito dei solerti finanzieri è quello di nascondersi dietro qualche cespuglio per scovare le targhe dei malcapitati possessori di potenti SUV, le cui dichiarazioni dei redditi verranno poi passate sotto l’implacabile lente di ingrandimento, alla ricerca spasmodica di qualche euro non dichiarato.
Eppure, ironia della sorte, capita anche che un onesto e probo cittadino residente a Vicenza non riesca a pagare una tassa dovuta.
Questa è la storia dell’avvocato Alessandro Dall’Igna, che vorrebbe versare una tassa di registrazione, ma non ne conosce l’importo esatto.
Rivoltosi, com’è ovvio, agli uffici locali dell’Agenzia delle Entrate si è sentito rispondere: “Calcoli lei quanto deve pagare, e poi versi la somma di conseguenza”.
Vediamo ora i dettagli di questa ridicola vicenda.
Nell’agosto del 2001, M. Z. fu operato all’ospedale di Montecchio Maggiore dal dottor E.C.; secondo la famiglia di M. l’intervento non fu eseguito correttamente causando conseguenze pesanti al giovane.
Assistiti dall’avv. Dall’Igna, i familiari intentarono causa contro il medico e l’Ulss 5 chiedendo un risarcimento dei danni.
Dopo dieci anni, nel dicembre scorso, la causa si è chiusa con la condanna del medico e dell’azienda sanitaria ad un risarcimento pari a 280mila euro.
E qui sono partiti i problemi.
La normativa in vigore prevede che ogni sentenza civile venga registrata con una tassa proporzionale al suo importo, che le parti si dividono in parti uguali.
Per prassi, tale importo viene calcolato dall’Agenzia delle entrate.
“Generalmente passano un paio di settimane – racconta l’avv. Dall’Igna – e per questo abbiamo atteso che le Entrate pubblicassero sul sito, in uno spazio riservato, la cifra”.
Questa tassa è necessaria per proseguire nella richiesta dei risarcimenti.
Dopo più di un mese, di fronte al silenzio dell’Agenzia, il legale è andato a chiedere delucidazioni: “Mi hanno risposto che sono oberati di lavoro e che non riescono a rispettare la tempistica. Di fatto, mi hanno detto, pubblicano solo le tasse di registrazione relative a sentenze per le quali una delle due parti si fa viva”.
Allora Dall’Igna ha sollecitato il calcolo, per poi ripresentarsi allo sportello dopo un paio di settimane.
Qui ha ricevuto questa risposta: “Guardi, il calcolo fatevelo voi. Le modalità le conoscete. Basta una calcolatrice…”.
Ovviamente il legale è rimasto stupito da questo atteggiamento.
“Credo sia davvero un’assurdità che lo Stato non incameri le spese di giustizia che gli sono dovute. Ma come è possibile da un lato che un caso di risarcimento danni del genere venga bloccato, e dall’altro che il fisco non sia nelle condizioni di calcolare l’ammontare di una tassa?”.
Forse l’avvocato ha dimenticato che viviamo nel paese dove tutto è possibile e che una volta veniva definito Bel (?) Paese.
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