SANTORSO. L’amico che gli doveva 100 euro glieli rende in gasolio e lui finisce in cella per furto aggravato. È la singolare vicenda capitata a B. M., 19 anni, che nella notte fra lunedì e ieri è finito in manette.
Ieri mattina, al termine del processo per direttissima, il giudice Velo ha convalidato il provvedimento e lo ha rimesso subito in libertà; il 3 febbraio il giovane, difeso dall’avv. Alessandro Dall’Igna, sarà processato e potrà far valere le sue ragioni. «Non ho commesso alcun furto», sostiene fra l’incredulo e lo sconvolto.
B.M., figlio di buona famiglia, dopo il diploma ha iniziato a lavorare come stagista in una ditta dove si occupa di imballaggi.
Lunedì, finito il turno, con ancora il taglierino per tagliare i pacchi in tasca – così ha raccontato ieri in tribunale – è andato a trovare il suo vecchio amico G.P.. Hanno passato la serata assieme; prima di andare a casa, B.M. avrebbe chiesto all’amico se gli rendeva quei 100 euro che gli aveva prestato tempo fa. «Hai ragione, devo darteli ma non ce li ho – avrebbe risposto l’amico -. Che ne dici se in cambio ti do l’equivalente in gasolio?».
B.M. spiega di avere accettato. E così i due hanno raggiunto la ditta di T.P. il papà di G.P., che ha sede a Santorso. I due – era ormai notte – sono entrati, hanno prelevato due taniche da 25 litri ciascuna e si sono avviati verso casa di G.P., che non vive con i genitori.
Durante il tragitto i due sono stati fermati per un controllo stradale da una pattuglia di carabinieri. I militari hanno sentito puzza di gasolio dentro l’abitacolo ed hanno chiesto spiegazioni. «Ho due taniche nel bagagliaio, le abbiamo prese nella ditta di suo papà». I carabinieri hanno deciso di compiere una verifica: hanno contattato T.P., il quale non solo è caduto dalle nuvole, ma avrebbe chiesto ai militari di procedere contro il figlio. «È un furto», avrebbe tuonato l’imprenditore.
Come è noto, però, non sono procedibili i reati commessi ai danni di un congiunto; ragion per cui G.P. non può essere denunciato per furto. Ma B.M. sì, e vista l’azione notturna i militari, sentito il pubblico ministero di turno, hanno ammanettato il giovane thienese facendogli passare la notte in una cella di sicurezza del comando di Schio.
Ieri mattina, davanti al giudice, B.M. si è difeso strenuamente. «Non ne sapevo assolutamente nulla, per me non era un furto, ma eravamo dai suoi di G.P.. È stato lui a darmi il gasolio, come potevo immaginare che suo padre non fosse d’accordo?», ha spiegato al giudice, riferendogli che il coltellino che aveva in tasca, e che gli è valso l’imputazione di porto di oggetti atti ad offendere, era in realtà uno strumento da lavoro. «Non ero ancora passato da casa mia», ha riferito.
La difesa, con l’avv. Dall’Igna, ha già illustrato al giudice che manca del tutto l’elemento soggettivo del reato; l’imputato, cioè, non sapeva di commettere un illecito. Se ne discuterà in aula, nel frattempo B.M. è tornato libero.