In quel terribile e folle incidente morì un ragazzino di 16 anni. M. aveva una vita davanti. Fu un trauma non solo per i suoi famigliari ma per tutti gli amici, compresi i compagni di squadra delle giovanili del calcio a 5 di Arzignano.
A distanza di tre anni, di quella disgrazia è chiamato a rispondere il padre del suo amico: colui, cioè, che gli prestò un motorino truccato. Ieri mattina, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Marco Peraro, il giudice Agatella Giuffrida ha rinviato a giudizio G.T., geometra di 55 anni che abita ad Arzignano. Difeso dall’avv. Alessandro Dall’Igna, dovrà presentarsi in tribunale il 13 aprile per rispondere dell’accusa di omicidio colposo. La famiglia di M. non si è costituita parte civile.
Era la vigilia di Natale del 2007 quando M. N., 16 anni, di Arzignano, chiese al figlio di G.T., suo coetaneo ed amico, lo scooter Piaggio in prestito per fare un giro. Fece salire in sella anche un altro amico. M. sapeva che non avrebbe potuto portare un secondo sulla sella; quando, nella rotatoria di via Tiro a Segno ad Arzignano, notò una pattuglia dei vigili, si girò per accertarsi di non essere stato visto. Nella manovra perse il controllo, urtò il marciapiede e si schiantò contro un palo della luce, perdendo il casco. Subì lesioni gravissime (l’amico restò ferito in maniera più lieve) e morì due giorni dopo, a S. Stefano.
Nel corso delle indagini, la polizia locale scoprì che lo scooter era stato alterato: era stato cambiato l’impianto di alimentazione; quello di scarico era stato sostituito con uno privo del limitatore di giri; il gruppo di propulsione era più potente, talché lo scooter poteva raggiungere gli 87 chilometri orari. Per questo venne segnalato in procura il geometra G.T., in quanto proprietario del Piaggio: non avrebbe vigilato sul motorino in uso al figlio.
La difesa sostiene che l’accusa non sia fondata. In primo luogo perchè non c’è un rapporto diretto fra la velocità che il motorino poteva sviluppare e il dramma: la polizia locale non accertò la velocità dello scooter. In secondo luogo, quel Piaggio aveva subito un incidente un mese prima e il meccanico lo aveva riconsegnato al geometra 15 giorni prima. «Come poteva il padre, che non è meccanico, rendersi conto che era stato poi modificato? – è il ragionamento della difesa -. Non c’è nè culpa in vigilando nè in educando. Il padre non aveva il dovere di controllare se il figlio avesse sostituito parti del motorino». se ne discuterà in aula.
Il Giornale di Vicenza, 20/11/2010