Due poliziotti e una guardia giurata a processo. Il motivo? I primi due avrebbero fornito al terzo informazioni riservate relative ad una sua conoscente, violando la norma che vieta di interrogare la banca dati del Ministero per motivi diversi da quelli strettamente legati al servizio.
Nei giorni scorsi il pm Alessandro Severi ha chiuso le indagini a carico di G. P., 49 anni, di Schio, poliziotto in servizio al distaccamento della polstrada della città (avv. Alessandro Dall’Igna); di P. N., 48, di Sandrigo, collega in servizio al comando della polstrada di Vicenza, e della guardia giurata M. C., 43, di Torrebelvicino. I tre imputati si difendono su tutta la linea, sostenendo che la ricostruzione dell’accusa è sbagliata, perché suggestiva. Sono comunque stati citati a giudizio e il processo potrebbe essere fissato per l’inverno. I fatti contestati risalgono al gennaio di due anni fa e vennero alla luce in maniera singolare. La presunta vittima, A. C., una donna delle pulizie che abita nella zona di Valli del Pasubio, si era infatti presentata dai carabinieri del paese. Aveva riferito che un suo conoscente, M.C. (il quale però nega la circostanza), con il quale da qualche tempo era incorso una discussione, si era presentato da lei con in mano un foglio nel quale erano stampati alcuni precedenti della donna. Si trattava di un’“informativa telematica”, un’interrogazione che le forze dell’ordine possono fare alla banca dati del ministero dell’Interno per verificare i precedenti penali di ciascuno. M.C. gliel’avrebbe consegnata e lei, supponendo che alla base vi fosse un abuso, si era recata in caserma con quel foglio, dal quale era stata strappata la parte in cui viene stampato il codice identificativo di chi ha fatto l’interrogazione al computer. Dalle successive verifiche era emerso che quell’interrogazione sarebbe stata compiuta da P.N., dalla centrale di Vicenza; ma il poliziotto, stimato da colleghi e superiori, quel giorno in effetti in centrale operativa, aveva spiegato che quell’interrogazione gli era stata chiesta da un collega. Prassi vuole infatti che l’agente in pattuglia, o in servizio nei distaccamenti, passi attraverso la centrale di Vicenza per le interrogazioni, necessarie quanto si procede a qualche controllo.
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