Altri 70 mila euro in contanti. Li hanno sequestrati i finanzieri venerdì sera, durante la perquisizione a casa del mastro vetraio R. M., 33 anni, veneziano di Cavallino Treporti. È indagato per detenzione e spaccio di stupefacenti con la banda di “C’è posta per te”, dal nome dato dalle fiamme gialle all’organizzazione criminale capace di mettere sul mercato decine di chili di hashish ogni mese.
Nel corso dell’indagine, i detective della sezione mobile del nucleo di polizia tributaria hanno sequestrato quasi 500 mila euro in contanti, gran parte dei quali a M.B., 48 anni, vicentino, il punto di riferimento per tutta la banda. Prima che gli venisse notificata l’ordinanza di custodia in carcere, M.B. era stato già condannato a più di 10 anni sia per la detenzione di chili di hashish che per quella di armi e tritolo. Le dichiarazioni del vicentino, che in parte ha collaborato con gli inquirenti sul versante dell’hashish, sono state importanti per i finanzieri del tenente colonnello B. per avere dei riscontri a quanto già avevano ricostruito grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali.
Il giudice Furlani ha accolto le richieste del pm Salvadori ed ha ordinato l’arresto, oltre che di M.B., di A.C., G.P., E.F., L.G. e T.M. (avv. Alessandro Dall’Igna). Ai domiciliari S.B. e S.F.; all’obbligo di firma A.N. e G.O.. Gli interrogatori inizieranno domani al S. Pio X. L.C., 40 anni, di Caltrano, è stato invece arrestato in flagranza: durante la perquisizione, in casa è spuntato un panetto di hashish.
Un ruolo chiave, nell’indagine che ha portato a indagare 40 persone, ce l’avrebbe avuto il marocchino T.M.. Quest’ultimo, oltre che essere un acquirente fidato di M.B., aveva un commercio illecito in proprio ed è stato catturato a Cagliari. Ma soprattutto il giovane magrebino, come è emerso nel corso delle indagini dei finanzieri, aveva disponibilità di parecchie sim-card intestate ad altre persone, che lui consegnava ai suoi clienti più stretti per chiamarlo senza timore di intercettazioni. Una circostanza che è emersa anche in altre indagini antidroga analoghe.
I militari nei mesi scorsi hanno fermato parecchi acquirenti, e alcuni di coloro che sono stati poi arrestati venerdì, per trovare conferma dei loro sospetti: quanto dichiarato in maniera criptica nelle telefonate intercettate avveniva poi nella realtà. E cioè lo scambio di droga, di quell’hashish che M.B. – che aveva attivato floridi canali anche nelle province di Treviso, Venezia e Padova, oltre che a Vicenza e nell’Alto Vicentino – riusciva a procurarsi in grande quantità. Dalle stime degli inquirenti, la gang avrebbe smerciato 500 chilogrammi di droga per un commercio di oltre 3 milioni di euro. I finanzieri hanno sequestrato una decina di chilogrammi, il resto è la droga di cui si parlava la telefono.
Sia per la procura che per il giudice, la banda – una persona è ancora ricercata – aveva la capacità di smerciare in pochi giorni chilogrammi di hashish, dimostrando pericolosità sociale e una professionalità criminale di spicco. Gli inquirenti ora cercheranno di comprendere se alcuni degli indagati per lo stupefacente abbiano avuto contatti con M.B. anche sul fronte della detenzione di armi e di esplosivo.
Il Giornale di Vicenza