Sindaco diffamato. Sorelle condannate: pagano 14 mila euro

Due sorelle sono state condannate per avere diffamato il sindaco di Santorso P.M. e la funzionaria dell’area amministrativa C.C.. Il giudice di pace di Schio ha inflitto a M.P., 54 anni, di Santorso e alla sorella L.M.P., di 56 anni, 600 euro di multa ciascuna e un risarcimento di 7000 euro per P.M. e C.C.
Sullo sfondo della contesta una ripetuta richiesta di atti da parte delle sorelle P. su un’area produttiva con un duro contenzioso tra pubblico e privato. In base alla denuncia presentata per conto del Comune, la goccia che ha causato il processo conclusosi ieri davanti al giudice Didonè, è stata la lettera del 21 dicembre 2012 inviata al difensore civico regionale e al primo cittadino, con cui le sorelle hanno violato la legge con gli apprezzamenti. Il giudice ha ritenuto ingiurioso laddove è stato scritto che P.M., ha «impedito con ogni mezzo l’accesso a un documento scottante», oppure per C.C. «evidente la sua volontà di favorire all’estremo la ditta “omissis”», agendo in «spregio alla trasparenza», tenendo un «comportamento omissivo» e «contrario alle norme di trasparenza».
L’avv. Alessandro Dall’Igna nell’arringa ha sostenuto che quello delle sorelle è stato un legittimo esercizio di critica e, quasi sicuramente, col deposito dei motivi ci sarà il ricorso al tribunale per chiedere la riforma della condanna.
L’inchiesta era stata coordinata dal pm Paolo Pecori, che ha ipotizzato che la diffamazione è avvenuta con scritti ed esposti al difensore civico regionale a Venezia, allorché le sorelle ritenendo di essere lese nei loro diritti, avevano alzato il tiro delle rimostranze, rivolgendosi all’autorità preposta per legge, ma hanno sbagliato il tono. Come il Giudice ha ieri sentenziato. La vicenda risaliva a quando il Comunale ha destinato ad insediamento artigianale-industriale una zona vicina all’abitazione della più giovane delle due sorelle. L’avv. C. ha affermato che «appariva evidente il proposito di denigrare e screditare il sindaco e la funzionaria nell’ambiente e nelle istituzioni in cui esse operano».

Il Giornale di Vicenza