Il tempo passato non sarà mai sufficiente a permettere ai familiari e agli amici di R. R. di superare il dolore di una mancanza così lancinante e dare un giudizio che non sia condizionato da questo. In una vicenda tragica come quella occorsa a un ragazzo di 24 anni neolaureato in astronomia, con un futuro in un grande progetto di studi scientifici all’estero, è alto il rischio che ogni parola sia irrispettosa di un dramma che è giusto rimanga nell’intima proprietà delle persone che a R.R. sono state vicine».
È la premessa degli avvocati difensori dell’automobilista M.S., imputato di omicidio colposo, a due giorni dall’inizio del processo per il quale la procura ha respinto la richiesta di patteggiamento a 1 anno 6 mesi di reclusione. Una premessa per sostenere che sebbene la colpa del loro assistito è macroscopica, è pur tuttavia colposa.
Lo schianto avviene tra il secondo e il terzo tornante del Costo, quando l’Audi A3 di S. centra in fase di sorpasso la Fiat Panda condotta da R.R., che stava salendo verso Asiago il 14 novembre di due anni fa. Secondo il consulente della Procura, la macchina dell’imputato che invade la corsia opposta e centra il neoastronomo viaggiava a una velocità compresa tra i 145 e i 160 chilometri orari. Omicidio volontario con dolo eventuale, sostengono i genitori della vittima, assistiti dall’avvocato Alessandro Dall’Igna. No, ribattono i difensori dell’asiaghese.
«La manovra è stata sicuramente sconsiderata – spiegano -, sia nel mancato rispetto delle norme sulla circolazione stradale, sia nella mancata rappresentazione del pericolo che si sarebbe realizzato successivamente nel grave incidente. Ma si è trattato di un atto colposo. Nessuna volontà omicida, nè diretta né in forma di dolo eventuale. Quella mattina nella mente di M.S. non c’era la consapevolezza di poter uccidere, soprattutto se confermato che la Fiat Panda non era visibile nel momento in cui il nostro assistito cominciava il sorpasso».
Il Giornale di Vicenza, 1/12/2012